Lo scorso 11 gennaio, in occasione dell’80° anniversario della scomparsa di Ada Negri (1870-1945), è stato pubblicato sul Portale Antenati. Gli Archivi per la ricerca anagrafica l’atto di morte della celebre poetessa italiana. Nata a Lodi nel 1870, nonostante la prematura scomparsa del padre riuscì a compiere gli studi incoraggiata dalla madre, Vittoria Cornalba, dimostrando grandi capacità di apprendimento e una forte fantasia. Diplomatasi nel 1887, ottenne un posto di insegnante elementare vicino Pavia e parallelamente iniziò a dare forma alla sua vera vocazione: comporre poesie. Su consiglio delle colleghe, spedì alcuni componimenti a diverse riviste e il Fanfulla da Lodi pubblicò, nel 1888, La monaca e altre poesie. Inviò altri componimenti all’Illustrazione popolare (che usciva con il Corriere della sera) e il suo direttore, Raffaello Barbiera, ne fu colpito e le dedicò alcune note elogiative. Fu l’inizio di una carriera inaspettata: la prima raccolta, Fatalità, uscì nel 1892. L’entusiastica accoglienza da parte del pubblico e i vasti consensi della critica fecero sì che con decreto ministeriale Negri venisse nominata professoressa presso la scuola normale Gaetana Agnesi di Milano. Nel capoluogo lombardo si avvicinò agli ambienti del socialismo riformista ed ebbe modo di conoscere Filippo Turati, Anna Kuliscioff e Benito Mussolini. Seguirono altre raccolte: Tempeste (1895), Maternità (1904) e Dal Profondo (1910), le ultime due più introspettive e successive al matrimonio di Negri con il ricco impresario Giovanni Garlanda e, soprattutto, segnate dalla nascita delle sue due figlie, Bianca e Vittoria (morta a un solo mese di vita). Separatasi dal marito nel 1913, si trasferì a Zurigo ma con il profilarsi del primo conflitto mondiale l’anno seguente lasciò la Svizzera per far ritorno a Milano. Aderì al Comitato nazionale femminile per la difesa della patria in tempo di guerra e, riconoscendosi nel mussolinismo che propugnava una trasformazione in senso rivoluzionario del riformismo socialista, si distaccò definitivamente dal socialismo turatiano e dall’ambiente democratico. Ormai considerata la maggiore poetessa italiana, pubblicò il suo primo volume di prose, Le solitarie (Milano 1917), ma l’apice della sua carriera lo raggiunse nel 1927 con la candidatura al Premio Nobel per la Letteratura (vinto da Grazia Deledda). Inoltre, la collaborazione con il Corriere della Sera (diretto da Ugo Ojetti) le consentì di entrare a far parte del gruppo degli intellettuali che si consideravano fascisti o che appoggiavano apertamente il regime e le permise di ottenere nel 1931 il “Premio Mussolini”. Nel 1940 fu nominata, prima donna, all’Accademia d’Italia. Morì a Milano l’11 gennaio 1945, a quasi settantacinque anni.
Ora sul Portale Antenati - Ada Negri è possibile consultare il suo atto di morte. L’originale è conservato presso l’Archivio di Stato di Milano.
Ada Negri, Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani.it