BIBLIOTHÈQUE

DES "ANNALES INSTITUTORUM"-VOL. V

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ANDREA DA MOSTO

Direttore dell'Archivio di Stato di Venezia

L'ARCHIVIO DI STATO

DI VENEZIA

INDICE GENERALE, STORICO, DESCRITTIVO

ED ANALITICO

CON IL CONCORSO DEI FUNZIONARI DELL'ARCHIVIO

PER AUTORIZZAZIONE SPECIALE

DEL MINISTERO DELL'INTERNO DEL REGNO D'ITALIA

AL "COLLEGIUM ANNALIUM INSTITUTORUM DE URBE ROMA"

TOMO I

ARCHIVI DELL' AMMINISTRAZIONE CENTRALE

DELLA REPUBBLICA VENETA

E ARCHIVI NOTARILI

BIBLIOTECA D'ARTE EDITRICE

PALAZZO RICCI-ROMA-PIAZZA RICCI

1937


TUTTI I DIRITTI DI RIPRODUZIONE ED ADATTAMENTO

ANCHE FOTOGRAFICI

RISERVATI PER TUTTI I PAESI

COPYRIGHT 1937 BY

BIBLIOTECA D'ARTE EDITRICE

Di quest'opera sono stati stampati:

250 esemplari numerati da 1 a 250

formanti il volume Quinto della Biblioteca degli "Annales Institutorum"

 di cui 25 esemplari fuori commercio

Esemplare N PER RECENSIONE

COMMISSIONE DIRETTIVA

DELLE MONOGRAFIE SUGLI ARCHIVI ITALIANI:

S.E. Il Senatore Pietro Fedele, Ministro di Stato, Vice Presidente del Consiglio per gli Archivi del Regno, Presidente del R. Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, - Dott. Luigi Signorelli, Capo dell'Ufficio Centrale degli Archivi di Stato. - Dott. emilio re, Sovraintendente dell'Archivio di Stato di Roma e dell'Archivio del Regno d'Italia. - Dott. Mario Recchi, del Collegium Annalium Institutorum de Urbe Roma.



INTRODUZIONE

Le origini degli archivi della Veneta Repubblica si perdono nella caligine dei tempi. Dopo il trasferimento del governo a Venezia le più antiche memorie ricordano concentramenti di documenti pubblici nel palazzo ducale, nella basilica di S. Marco e nelle sedi dei vari uffici.

Nelle frequenti sommosse popolari, che accompagnarono le elezioni e le deposizioni dei primi dogi, sono andate perdute quasi completamente le scritture dei primi sei secoli del dominio Veneto, onde rari sono gli atti originali anteriori al secolo XIII. Da quanto tuttavia ci rimane di quel secolo si può arguire che già esistessero provvedimenti, almeno consuetudinari, per la conservazione delle carte.

Comunque, proprio in questo secolo XIII, si nota un attività di assestamento di tutto l'organismo della Repubblica, attività che non lascia da parte e non dimentica il problema importantissimo della conservazione dei documenti statali.

Nel 1266, il Maggior Consiglio decretò che tutte le sue deliberazioni fossero trascritte e ne fosse conservato un esemplare in Quarantia. Nel 1271 e nel 1272, gli Avogadori di Comun ebbero l'obbligo di restituire i documenti, che avessero eventualmente chiesto per loro uso, di annotare in appositi re-gistri gli atti giudiziari da essi placitati in Maggior Consiglio, di restituire infine le sentenze ricevute dai singoli magistrati, delle quali non potevano trattenere che le copie.

Ma il documento più importante, che ci fa conoscere l'esistenza, anche per il secolo XIII, di un vero e proprio archivio, è la deliberazione, del 27 ottobre 1283, in cui, dopo aver accennato che le leggi del Maggior Consiglio si trovavano scritte in dieci libri, veniva nominata una commissione, incaricata di raccogliere in appositi registri solo quelle, che erano ancora in vigore.

L'inizio della Cancelleria Ducale, deposito principale degli atti dello Stato Veneto, risale probabilmente a questo tempo. Essa era diretta dal Cancelliere Grande, che aveva alle sue dipendenze vari altri funzionari.


Nel 1402, venne divisa in Cancelleria propriamente detta e in Cancelleria Secreta. Nella prima vennero custodite le varie serie di atti riguardanti l'amministrazione generale ordinaria e la legislazione e nella seconda le serie di atti considerati di carattere riservato. Accanto a queste vi era una terza, la Cancelleria Inferiore (cosi detta perché collocata nel primo piano del palazzo ducale, mentre le altre stavano nel secondo), la quale conservava gli atti speciali della giurisdizione personale del Doge, quelli sul palazzo ducale, sulla Chiesa di S. Marco ed altre fuori di Venezia e, dal 1316, gli atti notarili.

Per assicurare la riservatezza della Secreta il Consiglio dei X vi deputò, nel 1459, un apposito segretario, tratto dal numero di quelli della Cancelleria ducale e assistito da quattro altri, fissando contemporaneamente il principio del divieto di accesso sia ai patrizi, che non fossero Savi in carica, sia agli altri segretari, escluso, ben s'intende il Cancelliere Grande, che ne rimaneva sempre il capo.

Nel 1462 la Cancelleria Ducale e la Secreta furono addirittura sottoposte alla sorveglianza del Consiglio dei Dieci. Dal 1601 venne chiamato a soprintendere alla Secreta uno dei più illustri senatori, in sottordine del quale passarono il Cancellier grande ed il segretario specialmente ad essa deputato. Nella Cancelleria Ducale si conservavano: le leggi del Maggior Consiglio dal registro Leona (1384); le deliberazioni del Senato in argomenti di amministrazione e di governo non involgenti oggetti di Stato o materia politica segreta, distinte nelle serie Terra, Mar, Arsenal, Taglie, Zecca e possessi temporali dei benefìzi ecclesiastici; gli Archivi della Serenissima Signoria; del Collegio (esclusa la parte secreta); del Cancellier Grande; del Cassier della bolla ducale; del Segretario alle voci; dei fiscali della Signoria di Venezia; 43 volumi intitolati libri d'oro, roano e verde contenenti, leggi del Maggior Consiglio, del Senato e del Consiglio dei X; 41 volumi, trovati presso il patrizio Giorgio Pisani, contenenti, leggi del. Maggior Consiglio.

La consistenza della Cancelleria Secreta, secondo l'«Indice della Secreta fatto in tempo del Serenissimo Principe Domenico Contarini e delli illustrissimi signori Battista Nani Kr, e Pr. Soprintendenti alla medesima e Domenico Ballarin Cancellier Grande dal circospetto secretario Antonio De' Negri quondam Alberto, l'anno 1669, scritto dal fedel Zuanne Gasparini scrittor delle cose antiche» era la seguente: Processi antichi; Patti trascritti in registri ed in originale; Commemoriali; Grazie del Maggior Consiglio (1329-1529); Privilegi; Sindacati; Annali; Cerimoniali; Esposizioni Roma e Principi; Consultori in Jure; Materie ecclesiastiche (Consulti di fra Paolo Sarpi e fra Fulgenzio, Cerimoniali di S. Marco); Dispacci e relazioni dei comandanti militari, degli ambasciatori e secretari residenti, dei Rettori ed altri magistrati; Maggior Consiglio (dal Fractus al Saturnus 1340-1378); Commissioni; Zecca; Banco giro; Partili di denaro; Prestanze e crediti per nobiltà; Collegio (Lettere e deliberazioni secrete); Avvisi (di Consoli); Lettere di Sovrani, Papi e Cardinali; Roma materia expulsis papalistis circa confini; Avogadori di


Comun (alcune scritture che li riguardano); Riformatori dello Studio di Padova alcune scritture che li riguardano); Scritture antiche  di niun valore: libro dei primi abitanti di Venezia; Materie miste notabili (iuspatronati ed altre cose importanti); Materie diverse notabili; Comunicazioni del Consiglio dei X al Senato; Senato misti, Secreti pro guerra ducum Austriae e pro factis Istriae, Secreti, Rettori, Corti, Costantinopoli, Roma, Zecca; Quarantia (alcune deliberazioni, antiche pieggerie ecc.); Disegni fatti dal Sortes (carte e mappe varie); Catastici.

In seguito, fino alla caduta della Repubblica, furono aggiunte nuove serie: Senato Roma expulsis papalistis; Senato militar; Senato militar in Terraferma; Inquisitorato sopra l'esazione dei pubblici crediti ed all'Arsenal; Soprintendenti alla Camera dei Confini; Cerimoniali di S. Marco ed atti del Primicerio.

Riguardo alla consistenza della Cancelleria Inferiore mi riferisco ai capitoli riguardanti gli atti del Doge e gli atti notarili.

Gli altri consigli supremi dello Stato, come il Consiglio dei X e la Quarantia, e le magistrature conservarono noi loro uffici gli archivi fino alla caduta della Repubblica (1797).

Gli Archivi veneti ebbero molti danni a causa degli incendi che furono ben nove o dieci. Notevoli per i danni apportati furono gli incendi del 976, del 1479 del 1483 e del 1577, che forse fu il più disastroso. Durante la sommossa di Baiamonte Tiepolo restò bruciato l'Archivio dei Cinque alla pace, e nel famoso incendio del 1511 quelli dei magistrati, che avevano la loro sede a Rialto. Non pochi danni ebbero pure per distruzioni di carte ordinate dallo Stato, per incuria di conservazione e per furti.

I documenti, che fanno parte degli archivi, sono in pergamena od in carta, in fogli staccati o riuniti in registri od in filze. In carta sono i più antichi registri delle deliberazioni del Senato e del Consiglio dei Dieci e gli atti dei podestà ( fine del secolo XIII e principio del XIV). Successivamente si trova la carta nei registri delle magistrature secondarie, ma le supreme dal secolo XIII usarono la pergamena fino alla caduta della Repubblica. Le pergamene come forma e dimensioni non differiscono da quelle degli altri archivi italiani. Per annullarle si usava di inciderle con coltelli o forbici.

Gli atti pubblici, come è noto, sono datati more veneto, cioè secondo il calendario veneziano, che faceva principiare l'anno dal primo marzo, eccezion fatta per quelli destinati all'estero che seguivano lo stile comune. Non si sa bene come fossero datate, le carte notarili più antiche. Certo, dopo il 1000, quelle dei notai Veneti sono datate more veneto, mentre quelle dei notai con autorità imperiale o di altri potentati venivano anche datate collo stile comune.

Gli atti pubblici sono ordinati in serie distinte in cui sono disposti cronologicamente. Fanno eccezione pochi archivi, i cui atti sono riuniti a processo, il che darebbe un embrione dell'ordinamento burocratico ora in uso. Non si hanno registri corrispondenti ai protocolli delle Amministrazioni moderne,


ma indici che si riferiscono per lo più ad alcuni singoli registri, ad eccezione degli archivi del Senato, forniti d'indici e rubriche generali divise per materia. Il Governo Veneto aveva riconosciuto la necessità di queste compilazioni e nella Cancelleria ducale si ebbero degli uffici appositamente incaricati di tale incombenza sotto la presidenza di un segretario alle rubriche. Negli indici caratteristica speciale è l'alfabetazione per nomi di battesimo e non per cognomi. Tutti questi indici però lasciano molto a desiderare per la poco esattezza con cui sono stati compilati: e lo studioso, che vuole essere sicuro del fatto suo, deve far spogli degli atti, scorrendo pagina per pagina.

Dopo la caduta della Repubblica gli Archivi subirono vicissitudini di vario genere, dispersioni di carte, invii di archivi a Parigi, a Vienna ed a Milano, e solo nel 1807, durante il regno italico, vennero riuniti in tre separate sedi, cioè i politici nella ex-scuola di S. Teodoro, i giudiziari nell'ex convento di S. Giovanni Laterano, i demaniali o finanziari in un locale a S. Provolo. In seguito, agli Archivi statali vennero aggiunti quelli delle corporazioni religiose, delle scuole e delle corporazioni delle arti, che si andavano sopprimendo, incamerandone i beni.

Ritornato il governo austriaco, l'imperatore Francesco I, con Sovrana Risoluzione del 13 dicembre 1815, ordinò che venissero concentrati in un solo locale gli Archivi esistenti nei tre locali suddetti o che ancora si trovavano presso i singoli uffici. A tale opera fu preposto Giacomo Chiodo, già compilatore delle leggi ed archivista sotto la Repubblica, uomo a piena conoscenza di tutto il meccanismo burocratico veneziano e che può considerarsi il vero fondatore del nostro grande Archivio.

Dopo lunghe trattazioni burocratiche, che durarono fino al 1822, venne scelto per locale l'ex-convento di S. Maria Gloriosa dei Frari, colle annesse scuole di S. Antonio e dei Fiorentini, che era allora occupato dall'autorità militare1.

Il 21 luglio 1866, ben 1336 registri molto preziosi vennero asportati dal governo austriaco, che li restituì solo dopo lunghi negoziati, trattenendosene una parte, che tornò soltanto dopo l'ultima guerra mondiale. In seguito, non bastando l'edificio dei Frari a contenere le carte, che per i continui versamenti andavano aumentando, vennero aggiunti, nel 1875, il contiguo convento di S. Nicolò della Lattuga, ove trovavasi l'Archivio della ex-Contabilità di Stato, e fra il 1876 ed il 1879, molti locali nel palazzo già dei Dieci Savi alle Decime e dell'antica scuola degli Orefici in Rialto, e nel 1884 i locali dello stesso convento dei Frari occupati dall'Archivio notarile fino dall'anno 1829. Nel 1925, per dare posto al Magistrato alle Acque, l'Archivio cedette il palazzo         


dei Dieci Savi e la scuola degli Orefici, ricevendo in cambio 5 padiglioni situati nell'isola della Giudecca 2.

L'Archivio è presentemente diviso in tre grandi sezioni: a) Archivi antichi; b) Archivi moderni; c) Archivi notarili. La prima sezione comprende gli Archivi statali dell'antica Repubblica, gli Archivi delle istituzioni e corporazioni religiose, degli istituti di beneficenza, delle corporazioni di arti e mestieri, soppressi dopo la caduta della Repubblica, e di famiglie; la seconda gli Archivi dei governi succeduti alla veneta Repubblica e di alcuni consolati esteri a Venezia; la terza gli Archivi notarili fino all'anno 1830. Nella prima sezione vennero ricostituite le tre cancellerie. La Secreta ha solo parte degli archivi, che una volta la componevano, ai quali vennero aggiunti altri che non ne fecero mai parte, come per esempio gli Archivi dei veneti rappresentanti all'estero, qui conservati.

Nella redazione di questa guida mi sono attenuto all'ordinamento sistematico degli Archivi, senza tener conto dell'ordine del collocamento, variabile secondo le contingenze del momento e l'opportunità e che non dà una fisionomia degli organismi statali. Ho diviso la trattazione in due parti.

La prima è stata dedicata agli Archivi dell'amministrazione statale della Veneta Repubblica. La natura della competenza delle magistrature della Repubblica Veneta mi ha impedito una classificazione, già varie volte tentata, ma rimasta sempre estrinseca e insoddisfacente. Ho ritenuto perciò più opportuno dividerle in quattro grandi gruppi; nel primo ho riunito gli organi costituzionali e le principali dignità dello Stato, nel secondo quelli giudiziari (checché si sia detto o si dica, organi con esclusive competenze giudiziarie sono a Venezia numerosi e individuabili), nel terzo gli organi finanziari e nell'ultimo gli organi amministrativi in senso largo.

Ma mi affretto a soggiungere che con questa suddivisione non pretendo di risolvere il problema, ma, adottando nomenclatura e criteri moderni, intendo soltanto dare un certo ordine all'esposizione e una sia pur minima guida al ricercatore. Ad essi ho fatto seguire gli Archivi Notarili, che formano un annesso e connesso degli statali, avendo fatto parte dell'Archivio della Cancelleria Inferiore.

Nella seconda parte sono stati raggruppati gli Archivi della Amministrazione Provinciale della Veneta Repubblica e delle sue rappresentanze diplomatiche e consolari all'estero, ai quali fanno subito seguito, divisi, per quanto è stato possibile, secondo le epoche in cui si sono succeduti, gli archivi degli Stati, che, dopo di essa, hanno tenuto la signoria di Venezia. Così si succedono la Municipalità provvisoria, la prima epoca austriaca, il Regno italico, la seconda epoca austriaca, il Governo provvisorio del 1848-49, la


terza epoca austriaca, il Regno d'Italia. Tutti gli Archivi degli Stati successori della Veneta Repubblica sono stati raggruppati in amministrativi, giudiziari, finanziari e militari. Seguono alcuni archivi appartenenti alle rappresentanze diplomatiche e consolari di potenze italiane ed estere accreditate presso la Veneta Repubblica e gli Stati suoi successori, gli Archivi delle istituzioni e corporazioni religiose e di beneficenza, delle arti e mestieri e di famiglie e persone private. Termina la seconda parte colla statistica delle Collezioni e delle Miscellanee di documenti e di stampe, messe insieme da archivisti e studiosi, dei codici e delle opere stampate della biblioteca, dei documenti esposti nella Sala Diplomatica «Regina Margherita» e delle collezioni dei sigilli e dei pesi e misure.

Sulla importanza mondiale degli Archivi statali veneti non mi pare necessario insistere, essendo essa a cognizione di tutti gli studiosi. Meno conosciuta è l'importanza degli Archivi Notarili e delle Commissarie dei Procuratori di S. Marco, rivelatasi specialmente in recenti monografie storiche. Gli Archivi dell'amministrazione provinciale della Veneta Repubblica e delle sue rappresentanze diplomatiche e consolari all'estero sono assai scarsi nell'Archivio di Venezia. Non pochi esistono ancora nelle antiche sedi, ma il maggior numero sembra purtroppo che sia andato disperso. Sarebbe interessante una esauriente indagine intorno ad essi, ed è anzi sperabile che qualche studioso si accinga ad un tale lavoro.

Gli Archivi statali, che fanno seguito a quelli della Veneta Repubblica, eccezione fatta per quello del Governo Provvisorio del 1848-1849, non hanno più importanza internazionale, essendo passata Venezia dalla condizione di città capitale di uno Stato indipendente a quella di semplice capoluogo di provincia o di regione.

Comunque conservano sempre un notevole interesse per la storia del nostro Risorgimento e per la storia locale di Venezia, che rimarrà sempre città unica al mondo per la incantevole e particolare sua posizione geografica e per i meravigliosi ed insigni monumenti, che la rendono un centro artistico mondiale di primo ordine.

Molto importanti, miniere addirittura per la storia dell'arte a Venezia, sono gli Archivi delle Istituzioni e delle Corporazioni religiose e degli istituti di beneficenza. Gli Archivi delle Corporazioni delle arti e dei mestieri offrono invece un notevole interesse agli studiosi di storia del diritto, specialmente quando si consideri la grande importanza avuta nel mondo commercialmente ed economicamente dalla Veneta Repubblica e l'indirizzo presente degli Stati moderni verso l'ordinamento corporativo, già felicemente attuato dal Regime fascista. Fra gli archivi delle famiglie mi sembra non si debba passare sotto silenzio quelli delle famiglie patrizie Contarini e Tiepolo, quest'ultimo specialmente notevole per la quantità e l'importanza dei documenti pergamenacei. In riguardo alle ultime serie mi limiterò a richiamare l'attenzione degli studiosi sulla « Raccolta di atti diplomatici e privati», sui «Pacta», sui «Commemoriali», sui documenti turchi e sui cimeli raccolti nella sala


diplomatica «Regina Margherita», che da soli basterebbero a dare importanza a un Archivio.

Per illuminare il lettore e risparmiargli di ricorrere ad altre fonti, ho fatto precedere i dati statistici da opportune e brevi note storiche illustrative per la cui compilazione mi sono servito delle principali opere stampate - e da una, per quanto possibile, completa bibliografìa3, dando inoltre le segnature degli indici manoscritti esistenti nella raccolta dell'Archivio. Molti documenti, però, riguardanti la storia della Repubblica veneta si conservano in altri archivi o in biblioteche sia italiani che stranieri ed anche a quelli lo studioso dovrà estendere le sue ricerche. Ricordo soltanto, per limitarmi a Venezia, la ricca serie di codici conservati nella Biblioteca Marciana, le interessantissime raccolte di codici, di capitolari, mariegole e commissioni posseduti dal Museo civico Correr, i manoscritti della Querini e i manoscritti del Seminario Patriarcale.

Non facile è stata la redazione della statistica, molti archivi essendo poco bene ordinati e vari in corso di ordinamento e poco aiutando gli indici e gli inventari esistenti, in buona parte poco esatti o malamente o poco praticamente redatti o addirittura incompleti. Ne è conseguita una forzata varietà di sistemi nella esposizione delle note statistiche, delle quali, in molti casi, non è stato possibile di dare i dati cronologici delle lacune esistenti.

Per semplicità o brevità ho creduto di dare la situazione numerica degli archivi in pezzi, senza accennare se si tratti di buste, filze o registri -dettaglio di relativa importanza per lo studioso- eccezione fatta per i casi particolari, nei quali vi siano due serie dello stesso fondo, di cui una più completa, costituita da. filze, e l'altra, meno completa, da registri.

Delle pergamene, esistenti nell'Archivio, si trovano nelle precedenti statistiche dati numerici tutti molto lontani dal vero e sempre calcolati approssimativamente, perché, un vero e serio censimento non è stato mai attuato. Col tempo converrà farlo e non sarà facile nè breve, perché le pergamene dei veneti archivi si trovano molto spesso non solo sparse fra le carte, ma con queste unite o cucite.

Non sarà però mai consigliabile di formare un fondo speciale per le pergamene, ma sarà invece più opportuno lasciarle nei rispettivi fondi, raggruppandole normalmente in buste o cassette a parte, precedenti i documenti cartacei.

Ho fiducia che la presente statistica, che ho l'onore di presentare sotto gli auspici degli «Annales Institutorum», possa riuscire utile per gli studiosi ai quali sarà reso più facile, col suo aiuto, di farsi una idea abbastanza chiara del modo come devono essere condotte le ricerche in tutti i fondi, e specialmente negli archivi della complicata amministrazione statale della Veneta Repubblica.


Sono stati miei collaboratori nell'ardua fatica il 1° archivista dott. Ferdinando Corrubia e l'archivista dott. Giovanni Italo Cassandro, giovani funzionari, intelligenti, colti e operosi, che fanno bene sperare dell'avvenire del nostro Archivio.

Alla buona riuscita delle nostre fatiche hanno validamente cooperato i valenti e laboriosi aiutanti Carlo Accattatis, Mario Caruso e Eugenio Dell'Andro, dandoci un utile aiuto nella compilazione della parte statistica.

Per la redazione della introduzione e di alcune note storiche mi sono valso anche di appunti personali del capo archivista a riposo, Cav. Uff. Giovanni Orlandini, diligente ricercatore e appassionato studioso delle venete istituzioni.

ANDREA DA MOSTO.


DIZIONARIETTO VENETO GIURIDICO AMMINISTRATIVO

Accordi: Scritture amichevoli per por termine a contese.

Avvisi: Lettere di confidenti o altri privati in materia politica, dirette al Governo a magistrati o privati.

Bolla d'oro: Vi sono registrati i nomi dei patrizi che, avendo compiuto 18 anni, concorrevano alla grazia della Barbarella.

Bolli: Sequestri.

Brevi licenziati in Collegio: pareri dei Consultori in jure circa l'accettazione nello Stato dei brevi della Santa Sede.

Calcoli con testamenti: Computi delle sostanze trasmesse per legato, depurate dalle spese.

Cappello (andare a): Atto di trarre dall'urna la palla per la votazione.

Capitolari: Norme che regolano gli obblighi e i diritti dei magistrati.

Capitoli pubblicati: Dichiarazioni di eredi presuntivi in caso di successione ab intestato.-Fatti ammessi alla prova.

Carati: Diritti corrisposti dalla parte perdente ai giudici e agli avvocati.

Cedoloni: Avvisi a stampa per la vendita di beni delle corporazioni religiose soppresse dalla Repubblica.

Chiamori o Clamori: Opposizioni contro costruzioni eseguite o iniziate, lesive dei diritti dell'opponente.

CIamori evacuati: Opposizioni c. s. ritirate.

Commesso ai Savi: Suppliche presentate al Collegio che le trasmetteva per l'istruzione ai Savi.

Commesse o risposte di dentro: Suppliche presentate al Collegio e da esso trasmesse ai Magistrati per informazioni.

Commesse o risposte di fuori: Suppliche presentate al Collegio e trasmesse per informazioni agli organi locali.

Commissaria: Amministrazione dell'asse ereditario.

Commissario: Esecutore testamentario.

Commissioni: Contenevano gli obblighi e i diritti generali e speciali che Ambasciatori e Rettori dovevano osservare durante la loro carica.

Condizioni: Notifiche di beni immobiliari fatti ai X Savi alle Decime di Rialto, per stabilire l'ammontare della decima.

Costituti: Dichiarazioni fatte personalmente davanti ai Magistrati per affermare un proprio diritto o per rinunziarvi.

Costituti di Collegio: Opposizioni di Comuni e di persone giuridiche a deliberazioni del Governo.

Da mo': Disposizione governativa applicabile dal momento della sua enunciazione.

Diudicato: Atto dei Giudici del Proprio che riconosceva il diritto della vedova alla restituzione della dote.


Divorzi: Ordini dei Capi dei X che indicavano il convento in cui la moglie, che aveva chiesto la separazione dal marito o l'annullamento del matrimonio, doveva ritirarsi in attesa della decisione ecclesiastica.

Domande per fermar: Domande per conferma di atti cauzionali.

Ducale: Atto pubblico in forma solenne scritto su pergamena con bolla pendente d'oro, d'argento o di piombo.

Esami: Suppliche per provare mediante testimoni davanti ai Giudici del Proprio lo ammontare della dote alla morte della donna.

Estragiudiziali: Scritture intimate alla parte avversaria prima di iniziare il giudizio.

Indolenze: Querele di privati ai Signori di notte al Civil.

Interdetti: Sequestri fatti ad istanza dei creditori; opposizioni di creditori del marito al pagamento della dote.

Lettere poste a parte: Lettere responsive dei Rettori a Ducali dei Capi del Consiglio dei Dieci, che rimanevano senza risposta.

Mariegola: Statuto delle Arti e delle Corporazioni.

Mazzetti: Suppliche ai Capi del Consiglio dei X.

Minutarum: Assegni di beni immobili fatti dai Giudici del Proprio a favore della vedova o dei figli a pagamento della dote.

Misvender: Mandati a favore del creditore pignoratizio non completamente soddisfatto dalla vendita del pegno pel conseguimento del residuo.

Module: Specifiche di spese giudiziarie da liquidarsi in favore della parte vincitrice.

Nomine ordinari: Assegnazioni degli avvocati ordinari alle parti.

Notatorio: Atti diversi di consigli e magistrati, registrati giornalmente.

Offerte spontanee: Offerte fatte alla Repubblica in gravi strettezze dell'Erario.

Ordini in forma: Divieti dei giudici di petizion di procedere nella causa senza prima avere ascoltato le parti.

Parti: Deliberazioni dei corpi sovrani.

Partiti: Appalti di dazio.

Pender: Terzo Consiglio o seduta della Quarantia Civil per la decisione definitiva della causa.

Piedelista: Prospetti delle forze militari.

Possessi: Decreti del Senato o Collegio che incaricavano gli organi locali di porre nel possesso dei benefìci ecclesiastici gli aventi diritto.

Preces: Dichiarazioni di privati della stipulazione di vendita di immobili fatte al Giudice dell'esaminador.

Promissione ducale: Statuto che regolava i poteri del doge.

Prove di fortuna: Prove dei danni subiti dalle navi per avarie.

Raspe: Copie delle sentenze criminali.

Requisitoriali: Lettere inviate da magistrati di Venezia per la citazione di rei o per l'esame dei testimoni residenti nello Stato o all'Estero,

Riceveri: Ricevute.

Riceveri o raccordi: Proposte dei privali allo Stato in materia economica scientifica, ecc.

Riferte: Relazioni dei fanti o comandadori di avere compiuto atti ad essi affidati.

Scritture: Relazioni dei magistrati provocate da interpellanza superiore.

Scritture in causa: Atti con cui le parti in causa svolgevano la controversia.

Segni: Atti (dei Signori di Notte al Civil) di esecuzione di sentenze estere.

Sentenza a giustizia: E' quella che viene pronunciata dal giudice quando l'attore propone in giudizio la sua domanda e col mezzo d'essa conclude con qual fondamento vuol convincere il suo avversario ed il convenuto risponde. Si dice anche sentenza a giustizia quella che nasce sopra gli interdetti delle sentenze a legge o delle terminazioni ed altri atti.

Sentenza a Legge: Riconosce validità ed efficacia ad atti pubblici o scritture private, sottoscritte da due testimoni.

Spazzi: Sentenze della Quarantia che approvano (di laudo) o annullano (di taglio) le sentenze dei Tribunali minori.

Stridor dei morti: Citazioni compiute mediante stride nelle controversie relative a eredità vacanti.

Stridor dei vivi: Citazioni, compiute mediante stride, di persone di cui si ignora il domicilio.

Taccuini: Libri nei quali i fanti registravano gli atti da essi compiuti.

Terminazioni: Atti esecutivi dei magistrati.

Vacchette: Indici.

Vadimonii: Atti di prova della dote.

(Cfr.: Cecchetti B.: Dizionario del linguaggio archivistico veneto - Saggio. Venezia, Nuratovich, 1888.

Mutinelli F.: Lessico veneto. Venezia, Andreola. 1851.

Rezasco G.: Dizionario del linguaggio italiano storico e amministrativo. Firenze. Successori Le Monnier, 1881).



1 Per vedere la situazione dei locali anteriormente alla concentrazione degli Archivi si consulti il fascicolo «V/5-1818 Sez. Camerale - Fabbriche Camerali - Sulla concentrazione generale dei medesimi (Archivi) in questo ex convento dei Frari, spese relative e simili. - Senato di Finanza 1818, fasc. V-3/5 B. 190».

2 Nel 1914 per meglio assicurare l'Archivio dai pericoli di incendio si addivenne ad una permuta di locali colla Fabbriceria della chiesa dei Frari e colla scuola di San Rocco in seguito alla quale potè essere ricostituita l'antica sala del Capitolo dei Frari. Nel 1925 vennero ceduti 35 locali del convento di S. Nicolò alla Parrocchia dei Frari e nel 1930 altri 21 locali del convento dei Frari per la nuova sede dello Archivio Notarile.

3 La bibliografia delle opere riguardanti l'Archivio in generale è stata tutta raccolta in fine della seconda parte.